sabato 11 aprile 2009

Dai principii di Lutero nel 1517 (San Giovanni Bosco)

D. Quali osservazioni fate voi su quest’epoca?
R. Non vi fu mai tempo che la Chiesa sia stata più combattuta, e che abbia portato più insigni vittorie, quanto in quest’epoca quinta. Un diluvio d'eretici arditamente l'assale; molti suoi ministri invece di sostenerla, si ribellano, e le fanno profondissime piaghe; a questi si unirono i principi del secolo, che col ferro, colla strage e col saccheggiamento la opprimono, e la vogliono annichilata. Il demonio si nasconde sotto il manto di società segrete, di moderna filosofia; eccita ribellioni, suscita sanguinose persecuzioni. Ma essa è opera di Dio, perciò sono vani gli sforzi tutti dell’inferno. Nuovi ordini religiosi, Missionarii instancabili, Apostoli insuperabili, Pontefici grandi per santità, zelo e dottrina tutti insieme di un cuor solo, ed una sola mente, dall’onnipotente braccio confortati, confusero lo spirito di menzogna, difesero validamente la verità cattolica, e portarono la luce del Vangelo fino agli ultimi confini della terra. Così sebbene non senza gravi danni, lungi però da essere distrutta, si ebbe anzi la Chiesa nuove conquiste e più gloriosi trionfi.

D. Chi fu l'autore di questi danni?
R. Primo ad alzar bandiera contro la fede cattolica, autore dei gravi mali che patì la Chiesa in questo tempo fu principalmente Lutero. Nato egli a Islebio nella Sassonia da un povero minatore, sorti dalla natura un ingegno ardito e intraprendente, che gli procacciò bentosto fama di eloquente e di erudito. La morte di un suo condiscepolo, cadutogli a fianco per un colpo di fulmine, lo indusse ad entrar nell’ordine degli Agostiniani. Bisognoso per sè di vera e soda riforma, pretese di riformar la Chiesa cattolica; a forza d'ipocrisia tenne celata la perversità del suo cuore; ma infine scoperto si tolse la maschera, fuggì dal chiostro, e non gli si potè più por freno. Padroneggiarla, farla da tiranno fin sull’opinione altrui, trattare con ischerno e brutalità chi s’opponeva, nissun rispetto ai titoli i più angusti e sacri, superbo, ambizioso, petulante, propenso alle sedizioni, alle calunnie, ed alle impudicizie, pieno di vizii; ecco in breve il carattere di Lutero (Nat. A. gotti etc.) Cominciò nel 1517 a predicare contro le indulgenze, poi contro al Papa, e progredendo nell’empietà, formò una dottrina, la quale contamina tutte le cose sacre, conculca i sacramenti, distrugge la libertà dell'uomo, dicendo essere inutili le.opere buone, ingerisce la licenza di peccare, rifonde in Dio la causa di tutti i mali, rigetta insomma ogni legge e riduce l'uomo allo stato dei bruti. Dottrina così abbominevole venne subito condannata con una bolla da Leone X sommo Pontefice, la quale Lutero per rabbia fece pubblicamente gettar nel fuoco. Le università, tutti i dottori gridarono all’empietà, all'eresia, ma l’acciecato e superbo eresiarca divenne più ostinato, e benché ligato da voti solenni, giunse sacrilegamente ad ammogliarsi con Catterina {290[448]} di Bore religiosa in un monastero di Misaia. Dopo questi principii i di lui seguaci sotto il nome di protestanti (così detti, dacchè protestarono non volersi sottomettere a un decreto dell'imperatore) presero le armi, e portarono l'eccidio in tutti i paesi cattolici, in cui fu loro dato di penetrare. Sopra i loro stendardi era scritto; Piuttosto Turchi che Papisti. Sebbene però fosse indefesso nel predicare in pubblico le sue empietà, tuttavia pensando talvolta al gran male che cagionava la sua nuova riforma, esclamava: « tu solo sei dotto? tutti quelli che ti precedettero, l'hanno sbagliata? tanti secoli ignorarono quello, che tu sai? che ne sarà, se tu la sbagli, e tanti trascini teco ad esser dannati? » Tali sono i principii del Luteranismo che cagionò tante guerre, sparse tanto sangue, e mandò tante anime all'inferno.

D. Fateci conoscere l'eresia di Calvino?
R. Calvino Giovanni nato nella Piccardia da un sellaio): si aspettava d'essere nominato ad un benefizio, e perciocchè per esserne stato reputato indegno n'ebbe la negativa, si protestò che ne avrebbe fatto orribile vendetta da parlarsene ben 500 anni. Cominciò pertanto a seminar i suoi errori nel 1527. Non voleva nè Papi, nè Vescovi, nè preti, nè festività, nè altre funzioni di Chiesa. Si pose egli stesso ad insegnar teologia, senza mai averla studiata, vomitando quanto si può inventar di più insultante contro il Papa e contro ai Sacramenti. Insomma camminando sulle orme di Lutero, ne seguì affatto le perverse massime, aggiungendovi fra le altre cose quest'orrenda proposizione; « che Dio ha creato la maggior parte degli uomini per dannarli, non pei loro peccati, ma solo perchè così gli aggrada ». Nella città di Noyon per un delitto nefando fu condannato a morte, e solo a preghiera del Vescovo gli si commutò la morte nella pena di essere bollato col ferro infuocato. A cagione poi dei torbidi che dovunque suscitava, si ordinò catturarlo; egli calatosi per una fenestra, cangiò le sue vestimenta con quelle d'un vignaiuolo, e fuggì. Or mentre fuggiva incontrò un sacerdote che lo esortò a riparar la sua perdita col far ritorno alla Chiesa cattolica, rispose: « se avessi ora a cominciare non lascierei la fede dei miei maggiori, ma ora che mi trovo impegnato nelle mie nuove massime, voglio difenderle fino a morte ». Fermò sua special dimora in Ginevra, che divenne il centro della sua setta. Quivi anche con rischio d'esser posto a morte, agì da vero tiranno. Condannò alla pena del fuoco Michele Serveto, perché insegnava degli errori contro il mistero dell’augustissima Trinità. Cosi mentre schiamazzava contro ai Magistrati Cattolici, perché punivano gli eretici ostinati, col fatto contraddiceva turpemente a se stesso.

D. Qual fu l'origine dello scisma Anglicano?
R. Il vizioso Enrico VIII passati 25 anni di matrimonio con Catterina d'Aragona, volle ripudiarla, e sposar Anna Bolena, donna la più scaltra. La cosa venne deferita al sommo Pontefice, il quale rispose in nissun modo potersi permettere un secondo matrimonio attesa la validità del primo. Allora Enrico levato il freno alla sua passione, non volle più conoscere l'autorità del sommo Pontefice, si nominò capo della Chiesa Anglicana, disprezzò le ammonizioni del Papa, perseguitò il clero lo spogliò de' suoi beni, sposò Anna Bolena l'anno 1532. In simil guisa l’Inghilterra che nella storia è chiamata terra de' santi, terra che annovera cinquanta de' suoi principi venerati sugli altari, divenne poi la più accanita contro la Chiesa.

D. Riferite alcuni particolari eccessi di Enrico VIII?
R. Enrico sposata che ebbe Anna Bolena, gli venne tosto in abborrimento, ordinò che fosse decapitata, ne sposò successivamente altre tre, che tutte ripudiò, o mise a morte. Non dubitò di commettere ogni sorta di nefandità nelle chiese stesse, comandò fossero bruciate le reliquie di s. Tommaso di Cantorberi, procurò anche a molti la palma del martirio, di cui contansi 630 ecclesiastici. Fra essi fu il Cardinal Fischero che si vesti a festa per andar al martirio, e il famoso Tommaso Moro Cancelliere dello Stato. Questi deposto dalla sua carica, spogliato di tutti i beni, chiuso in un oscura prigione, venne condannato a lasciar la testa sopra un palco. Il Re, i parenti, gli amici di lui usarono ogni arte per farlo cadere nell’apostasia. La moglie stessa condotti alla presenza di lui i figliuoli si adoperò quanto seppe per commoverlo.
Ed esso: « dimmi, o moglie, se io rinunzio alla vera fede, e riacquisto le ricchezze e le dignità di prima, per quanti anni potrò goderne? Più di vent'anni, rispose la timida donna: Oh! ripiglia il magnanimo Tommaso, vuoi dunque che per vent'anni di vita, io perda un’eternità di contenti in Cielo, e mi condanni ad un'eternità di tormenti nell'inferno? » salito sul palco protestò pubblicamente, che moriva per la fede cattolica, e recitato il Miserere fu decapitato con pianto universale di tutta l’Inghilterra, nel 1534.
Questi mali avrebbero durato di più, se Iddio non avesse tolto di vita chi ne era l'autore. Enrico fra i più atroci rimorsi di una coscienza che conosce la verità e segue la menzogna, mori separato dalla Chiesa cattolica nel 1547.
Maria figliuola di Enrico ritornò per alcuni anni alla fede cattolica; ma Elisabetta che le succedette, ricadde nelle paterne empietà.


San Giovanni Bosco, in Storia ecclesiastica, Torno 1854